Unep, investire in biologico e acqua

Ecco in sintesi alcuni dati del rapporto Unep, agenzia Onu per l’ambiente.

Gli esperti Onu hanno messo a punto un pacchetto anti-crisi per una rivoluzione verde dell’economia che prevede anche interventi per un’agricoltura sostenibile e investimenti nelle infrastrutture del Pianeta, inclusa l’acqua dolce, le foreste, il suolo e le barriere coralline.



Per l’agricoltura: puntare sul biologico, che negli ultimi anni ha aumentato di oltre 5 miliardi l’anno le vendite dei suoi prodotti, raggiungendo la quota di oltre 46 miliardi di dollari nel 2007. Secondo gli esperti Onu, l’agricoltura bio offre un’opportunità di commercio reale di riduzione della povertà nei Paesi in via di sviluppo, visto che più del 97% degli introiti sono prodotti in Europa e Nord America, mentre oltre l’80% dei produttori sono in Africa, Asia e America Latina. I Paesi con i maggiori produttori sono Uganda, India, Etiopia e Messico. Da dati Fao, risulta che le emissioni di CO2 di un ettaro coltivato in maniera bio sono dal 48% al 68% piu’ basse di quelle di un ettaro coltivato in maniera convenzionale. E studi Onu su 114 casi di conversione di agricoltura da convenzionale a bio, ha riscontrato un raddoppio del raccolto. Di qui la raccomandazione ai leader mondiali di investire nel settore, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, producendo anche posti di lavoro: questo tipo di produzioni infatti utilizza il 30% in piu’ di forza lavoro rispetto al sistema tradizionale.


Per acqua e infrastrutture: un investimento di 15 miliardi l’anno per raggiungere uno degli Obiettivi dei Millennio entro il 2015 - dimezzare il numero di persone senza  accesso ad acqua sicura e servizi igienici essenziali - potrebbe generare benefici a livello economico globale di 38 miliardi di dollari l’anno, di cui 15 miliardi di dollari solo nell’area dell’Africa sub-sahariana. Il documento Onu richiama l’attenzione di paesi in via di sviluppo e organizzazioni internazionali sugli investimenti nelle infrastrutture del Pianeta - suoli, foreste, oceani, barriere coralline e zone umide - il cui contributo all’economia viene sottovalutato. Secondo una stima, i servizi ’ecologici’ forniti dalle foreste indiane valgono oltre il 7% del Pil nazionale e circa la meta’ di quello del cosiddetto ’Pil dei poveri’. Sul fronte della protezione del mare, una rete globale di riserve marine, con la chiusura del 20% delle aree di pesca, potrebbe dare sostegno alla pesca per un valore tra gli 80 e i 110 miliardi di dollari l’anno, assicurando il futuro a 27 milioni di posti di lavoro e creandone un ulteriore milione occupato nella conservazione delle aree. Le aree umide invece, si valuta producano il 25% del cibo a livello mondiale, con attivita’ che vanno dalla pesca, agli allevamenti, alla caccia.

Condividi questo articolo

Commenti (0)

Aggiungi un commento

Accedi dalla colonna di destra per aggiungere un commento.