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Grazie, Italia

Sono sempre orgoglioso di essere italiano, ma qualche volta lo sono un po’ di più. Mi è accaduto anche a Jesolo, il 21 agosto scorso, quando centinaia di ex-profughi vietnamiti si sono riuniti al Teatro Vivaldi, per ricordare il trentesimo anniversario del loro arrivo nel nostro Paese e per dire “Grazie Italia, grazie italiani”.E’ stato emozionante tornare, in questo modo, all’estate del 1979, quando 907 vite vennero strappate alle acque e ai pirati del Mar Cinese Meridionale dall’8° Gruppo della nostra Marina Militare: gli incrociatori Vittorio Veneto e Andrea Doria e il rifornitore di squadra Stromboli. Il salto di trent’anni, al Vivaldi, si è toccato con mano...

Veneto e Doria hanno concluso la vita operativa e sono stati demoliti, lo Stromboli si avvia alla pensione e gli equipaggi di allora hanno smesso da tempo l’uniforme. Anche i giornalisti che seguirono la missione a bordo delle tre unità, hanno lasciato o stanno per lasciare il servizio. E quegli adulti e quei bimbi allora tolti al mare, che sui ponti delle navi si presentavano stracciati e scheletrici, sono oggi cittadini italiani, da tempo perfettamente inseriti nella realtà di questo Paese, che onorano con il lavoro e con la civile partecipazione sociale. Questo è il risultato finale di quella lontana missione, che il raduno di Jesolo ha voluto celebrare. E questo è certo motivo d’orgoglio per l’Italia e gli italiani.
Il 21 agosto, al Vivaldi, insieme con gli ex-profughi c’erano molti protagonisti di quell’intervento che fu anche la prima attività di protezione civile effettuata dal nostro Paese all’estero. Ospiti d’onore, Giuseppe Zamberlettti, che gestì quella emergenza come commissario straordinario, nominato dal governo, e monsignor Luigi Nervo, allora responsabile della Caritas, che ebbe un ruolo fondamentale nel promuovere la missione e poi, insieme alla Croce Rossa, nel dare assistenza ai profughi nella terra di adozione. C’erano anche molti marinai e ufficiali in congedo, medici che erano stati chiamati in servizio, in base alla legge Marconi, per poter disporre a bordo di specialisti (per esempio, ginecologi), e che avevano allora indossato l’uniforme per la prima e ultima volta.
Momenti toccanti nelle battute iniziali del raduno, che gli ex-profughi hanno voluto aprire con l’inno italiano : “E’ il nostro grazie”. Poi il loro inno, quello del Viet Nam pre-comunista che avevano dovuto lasciare. Pronunciato in italiano anche il discorso di apertura degli organizzatori, che ha preceduto gli interventi di mons. Nervo e di Zamberletti.
“Ringraziamo i nostri fratelli vietnamiti che ci danno coraggio per saperci porre, quando necessario, anche controcorrente”, ha detto mons. Nervo, che ha ricordato le difficoltà affrontate per far accettare al Governo italiano la richiesta di portare soccorso al boat people. La sinistra contrastava l’idea di dare ospitalità a gente in fuga dal paese comunista.
L’on. Zamberletti, visibilmente commosso, ha ricordato lo scambio di battute con l’on. Giulio Andreotti, allora capo del governo, dopo che questi gli aveva comunicato la nomina a commissario straordinario per l’emergenza profughi. “Mi chiese che cosa intendessi fare e gli risposi saremmo andati in mare a recuperarli. Sorrise e mi rispose: è una splendida mattana ma una mattana che merita di essere fatta”. “Siamo orgogliosi”, ha concluso Zamberletti, “dell’accoglienza che il nostro Paese ha saputo dare in quell’occasione e ci auguriamo che sia sempre capace di tendere una mano”.


 

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